This page has moved: click here if you re not authomatically redirected.

Questa pagina è stata spostata: clicca qui se non sei rinviato automaticamente.

New York 2010 Back home

Playlist

Domenica 26 dicembre 2010

Partiamo da Palermo alle 6.50 AM (ora italiana) e arriviamo a Boston all'1.30 PM (ora locale). Ma restiamo bloccati a Boston. Si aspetta la tempesta di neve e tutti i voli sono cancellati. Notte in albergo: il Four Points by Sheraton di Boston. Non possiamo andare a visitare il centro della città, anche se vogliamo. L'autista del van dell'albergo si rifiuta di portarci fino alla fermata della metro. Dice che molte strade sono bloccate per la neve. Cena al Chicago Steak nella tormenta. Provo a ritirare, ma il mio Bancomat italiano non funziona. La sera ci addormentiamo con la tormenta fuori dalla finestra.

Lunedì 27 dicembre 2010

12.00 (mezzogiorno). Lasciamo l'hotel per l'aeroporto Logan di Boston. Dobbiamo prendere il volo per New York delle 2 PM, ma lì scopriamo che di nuovo il volo è cancellato. Ci mettono su un altro volo che dovrebbe partire alle 4 PM. Non parte neanche quello. Ci prenotano per un altro volo tra due giorni. Non ci stiamo. Col wireless gratuito dell'aeroporto andiamo su internet e compriamo online a 30 dollari due biglietti per il bus Fung Wah delle 5 PM per New York. Con un autobus locale raggiungiamo la stazione centrale di Boston da cui partono anche i bus extraurbani. Sono le 4 PM. Lì scopriamo che non partono neanche i bus. I cinesi si limitano a darci un numero di telefono per chiedere il rimborso.
Troviamo tre italiani: Andrea, Linda, Nicola. Tutti di Cagliari. Affittiamo su proposta di Nicola una macchina all'Enterprise. Ora sono le 5 PM. Guideremo fino a New York e restituiremo lì la macchina. La macchina per un giorno costa $70, più $200 per lasciarla in una città diversa, più $30 di assicurazione. Dividiamo i costi e partiamo verso le 5.20 PM. Guido io. Cena in un Mac Donald in autostrada. Nevischio e vento forte sulla strada. Le braccia sul volante sono tese, ma cerco di non farlo vedere agli altri. I quali viaggiano strettissimi con sulle ginocchia le valigie che non sono entrate nel bagagliaio. Arriviamo verso le 10.30 PM. New York è piena di neve. Lasciamo Nicola a Manhattan. Vive qui da 3 anni e ha un ristorante italiano. A Manhattan si circola bene. Gli spazzaneve fanno il loro lavoro. Proviamo a lasciare gli altri due compagni di viaggio, Andrea e Linda. Si tratta di una coppia che starà ospite dalla cugina di lei a Brooklyn. Ci inoltriamo nel cuore di Brooklyn senza navigatore e senza mappa. Qui le avenues sono quasi tutte percorribili, ma le streets sono impraticabili per la neve alta. Quasi nessuno per strada. Siamo praticamente persi dalle parti di Avenue X e Ocean Avenue. Scopriremo poi che eravamo finiti dalle parti di Coney Island. Chiediamo a qualcuno come arrivare alla Bay 14th Street, dove abita la cugina di Linda, e tutti fanno una faccia strana dicendoci che è lontano. Mi infilo in una stradina in cui restiamo bloccati per via di un suv davanti a noi, incastrato nella neve. Provo a rifare tutta la stradina in retromarcia. E resto bloccato io nella neve. Il momento più nero. Ci aiuta un anziano signore russo che sta da quelle parti. Nei giorni successivi scopriremo che quella zona è detta Vecchia Russia. Riusciamo a uscire. Restiamo bloccati di nuovo poco dopo perché è bloccato un camion della nettezza urbana davanti a noi. Retromarcia. Usciamo anche da lì. Torniamo sulla Avenue Y. Ci rifugiamo in un 7/11. Due giovani grassoni ebrei dall'aria poco raccomandabile ci propongono furtivi di farci accompagnare da loro cugino. Ci rivolgiamo invece a due poliziotti che sono entrati. Ma ci dicono che non girano né bus né taxi. Ci sono due taxi abbandonati, uno al bordo della strada, l'altro all'angolo di un incrocio. Entriamo in un altro piccolo grocery store, proprio di fronte al taxi abbandonato. Qui Andrea si fa dare dal gestore indicazioni (prese da Google map) per raggiungere la casa della cugina di Linda. Fermo un tassista che si è fermato al semaforo dell'incrocio. Si rifiuta di accompagnare Andrea e Linda perché è troppo lontano e non se la sente: sta andando a casa. È mezzanotte passata. Ci rimettiamo in macchina seguendo le nuove indicazioni che ha Andrea. Incrociamo un altro tassista e gli chiediamo di accompagnarci. Rifiuta dicendo che strade da quelle parti sono in condizioni pietose e non vuole restare bloccato tutta la notte in qualche stradina. A questo punto capiamo che non arriveremo mai dalle parti della cugina di Linda, e decido di dirigermi verso la zona dove andremo a stare noi, che è meno sperduta, e cercare lì un albergo per Andrea e Linda. Macchine anche della polizia abbandonate in mezzo alla strada. Li lasciamo in un alberghetto cinese, che il giorno dopo scopriremo essere probabilmente di prostitute. Ma in queste condizioni va bene tutto. Arriviamo alla nostra casa di Brooklyn dove ci viene incontro in pantaloncini, nella neve, Bill. Sono le 2 di notte. 

Martedì 28 dicembre 2010

Mattina. In giro in macchina per Manhattan. Compro una mappa e uso il wifi da Barnes and Nobles. Compro una bussola. Cerchiamo stivali a prova d'acqua per Marilù. Si può parcheggiare ovunque in una città in un allegro stato di emergenza. Restituiamo la macchina alle 4.30 PM.
Giro al Village. Cena con bistecca, più cara di quanto ci aspettassimo. Facciamo l'abbonamento ai mezzi pubblici per 7 giorni a $29. Siamo distrutti: Marilù dorme già alle 7 PM; io tiro fino alle 8 PM.

Mercoledì 29 dicembre 2010

Mattina. Animati dalle migliori speranze, arriviamo a metà mattinata alla biglietteria del traghetto per la Statua della Libertà. C'è un'ora di fila per i biglietti, più due e mezzo per l'imbarco. Facciamo solo la fila dei biglietti; compriamo un New York City Pass a $79, che include l'ingresso a sei attrazioni, e rimandiamo la statua a domani. Oggi faremo altro.
Ci dirigiamo verso il molo da cui parte una mini-crociera intorno a Manhattan, ma finiamo a comprare scarpe waterproof per Marilù da Macy's.
Pranzo lungo alle 3 PM. Insalata lei, zuppa io. Ma c'è Internet: quanto ci basta per pianificare stasera e i prossimi giorni. Prenotiamo per stasera da Lips.
Metà pomeriggio. Times Square. Finiamo inghiottiti dal negozio Levi's, dove compriamo due paia di jeans a testa.
Tardo pomeriggio. Grand Central Terminal.
7.30 PM. Cena e spettacolo da Lips.
Tornando a casa: un senzatetto, poveraccio, riempre il vagone della metro di una puzza tale che persino io (non proprio un cane da tartufo, quanto a odorato) mi ammutolisco.

Giovedì 30 dicembre 2010

Mattinieri, per una volta: bisogna andare alla Statua della Libertà. Nonostante non siamo fuori prima delle 8.20 AM, arriviamo abbastanza presto alla biglietteria per farci dare, senza fila, un pass per entrare nel piedistallo della statua. I pass sono gratuiti (sono una cosa diversa dal biglietto), ma ne danno un numero limitato per giorno.
Traghetto per Liberty Island, dove si trova la Statua della Libertà. Alle 10 AM abbiamo dato un'occhiata alla verde signora sull'isola, e siamo in fila per il piedistallo della statua. Vediamo il museo che contiene.
10.40 AM. In fila per l'ascensore che ascende il piedistallo. Abbiamo dovuto passare i controlli sia prima di imbarcarci sul traghetto sia prima di entrare nel piedistallo.
Tarda mattinata. Ellis Island e museo dell'immigrazione. È una mia impressione, o rispetto all'ultima volta che sono venuto (nel 2004) l'audioguida propone una linea 'giustificazionista', cercando di convincerci che sostanzialmente gli immigrati passati di qui sono stati trattati umanamente?
1.30 PM. Pranzo a Ellis Island. Io sono diventato un aficionado della zuppa.
3.00 PM. In metro per Canal Street, Chinatown.
3.50 PM. Mulberry Street. Cercavamo Chinatown e finiamo (in quel che resta di) Little Italy. Quando ero venuto sei anni fa mi era successo il contrario. Ristoranti italiani lungo la strada. Entriamo in un negozio di souvenir (souvenir anche italiano-americani) gestito da cinesi. Però ad avvalorare la tesi di Marilù (che Little Italy esista ancora), compare un ragazzo italoamericano a darci indicazioni. Quante persone in questi giorni, vedendoci in metro o ad un incrocio con la mappa in mano, si sono fermate spontaneamente a darci indicazioni!
5.45 PM. Caffè da Dunkin Donuts ad Harlem tra St. Nicolas Avenue e 145 Street. Quasi tutti neri, ovviamente, tranne noi.
7.00 PM (fino alle 9). Culto in una chiesa battista ad Harlem (che abbiamo scovato online): la Bethany ACE Zion Church. La siamo venuti a cercare fin qui, ad Harem, perché qui nella funzione del giovedì sera, per attrarre i giovani del quartiere, la musica della funzione non è gospel, ma hip-hop. Lo spettacolo è incredibile. Ma non so quanto l'obiettivo originario sia stato colto: niente giovani del quartiere, a parte quelli che celebrano, ma solo una decina di turisti con Lonely Planet alla mano.
10.45 PM. East Village. Cerchiamo il ristorante automatico in stile anni '50 Bamn, ma non lo troviamo. Scopriremo solo domani che ha chiuso. Finiamo per mangiare un sandwich in un piccolo deli, Paul's, sulla 2nd Avenue all'altezza di St. Mark's Street. La cameriera è pazzerella è litiga col gestore (ovviamente ispanico). A casa, il mio intestino è messo a dura prova.

Venerdì 31 dicembre 2010

Mattina, svegliati da Billy che fa la colazione. Lui e Lenore partono. Esploriamo la casa. Lavo la biancheria nel basement del palazzo, pieno di strumenti di tutti i coinquilini: è come un parco giochi per me. Problema con le pale. Marilù è intossicata. Saltiamo il pranzo e dormo fino alle 5 PM.
Cuociamo il riso in una pentola a pressione automatica. Domino's pizza.
Ore 8.30 PM. In metro per la messa gospel di fine anno alla Bethany Baptist Church di Harlem.
Arriviamo alla fermata della metropolitana (linea D, 155th St.) alle 9.35 PM, con tutto che non sbagliamo cambio e che prendiamo un treno D espresso, che non fa tutte le fermate.
Messa gospel per la Watch Night. Grandi abbracci e smartphone per cercare i passi delle letture. I turisti francesi sono in gruppo. Prima si siedono separati, nella balconata, poi in loro si vede stridente la differenza tra i due mondi, dei bianchi e dei neri che siamo venuti a osservare (si vede anche in noi?). Marilù è cotta già all'inzio della predica. Riesco a farla tirare fino a celebrare, tra grandi abbracci, la mezzanotte.
Ore 12.00 (mezzanotte). Via dalla chiesa.
Ore 12.25. Passa la metro che ci riporterà a casa.
Ore 1.20. Il treno arriva alla nostra stazione.
Ore 1.28. Siamo a casa.

Sabato 1 gennaio 2011

Non usciamo di casa prima di mezzogiorno e mezza. Sole e tepore. 16 C° andando verso la metropolitana.
2.30 PM. Museo di storia naturale. L'entrata  è con offerta libera. È valsa la pena di fare il City Pass? Alle 2.45 un dubbio ci assale: sono solo animali impagliati?
3.00. Planetarium. Gran dormita di Marilù.
4.00. In mezzo ai dinosauri.
4.30. In autobus verso sud.
5.00. Disney Store a Times Square. Gli impiegati hanno facce, voci e sorrisi in puro stile disneyano. Come alla Levi's ce n'è uno addetto solo a salutare (qui facendo ciao ciao con la manina) chi entra. Guardo fuori. Impossibile capire se la luce sulla strada è luce naturale o viene dei pannelli luminosi. Troppo alti i grattacieli per trovare velocemente un pezzo di cielo. È luce artificiale.
Distrutti. Rockefeller. Starbucks. Cappello. Top of the Rock. Marie's Crisis.

Domenica 2 gennaio 2011

Mattina tarda. Prima, Paolo e quaestiones per la scuola.
1.20 PM. Fuori di casa. La neve è quasi tutta sciolta persino dalle nostre parti. Strage di alberi di Natale.
1.50. Brunch da Superfine. Sono commosso. Sotto il ponte di Manhattan. Tavolo da bilia