Proposta di abolizione dell'Università degli Studi di Palermo
L'Accademia dello Gnappo, in linea peraltro con i recenti indirizzi del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca - si veda ad esempio
la possibile chiusura dell'Università di Urbino - propone l'abolizione dell'Università degli Studi di Palermo.
I locali e le risorse risultanti potrebbero essere riconvertiti nella creazione di un distretto industriale per la produzione di carta da zucchero, o, in alternativa, di un'area attrezzata di parcheggio,
vista anche la vicinanza strategica alla fermata Parco d'Orleans della Metropolitana di Palermo, secondo il seguente piano di riorganizzazione delle risorse umane:
- Tutti gli studenti, essendo in prevalenza pacifisti, potrebbero essere assegnati come volontari alle Missioni di pace dell'Esercito Italiano all'estero.
- I dottorandi dei primi due anni di corso potrebbero essere forse ancora recuperati alla convivenza civile, prima che sia troppo tardi.
- Per quelli di terzo anno, purtroppo, non c'è più niente da fare: andranno visitati da una commissione medica, ed eventualmente sottoposti a castrazione chimica, se chimici, a castrazione letteraria, se letterati. Per i fisici si studieranno soluzioni adeguate. Quanto agli umanisti in genere, si procederà alla castrazione dei soli uomini. Fortunatamente non esiste presso l'attuale Università di Palermo un dipartimento di Women studies, altrimenti si sarebbe probabilmente rivelato difficile mettere a punto soluzioni peculiari per esso [1].
- Gli assegnisti di ricerca, ruolo dai contorni indefiniti, potrebbero essere destinati ad un impiego indefinito, a discrezione dei clienti del parcheggio attrezzato.
- Tutti gli strutturati potrebbero essere arrestati, in modo da sottrarli al linciaggio della folla - come avveniva per le streghe in età medievale e rinascimentale, arrestate dalle autorità ecclesiastiche e dal Sant'Uffizio [2] al fine di proteggerle dal fanatismo dei fedeli, mentre pare che i chierici in genere non credessero effettivamente alle accuse sul loro conto [3]. Una tale misura presenterebbe nel complesso caratteri decisamente umanitari, a confronto con la proposta alternativa di destinarli a lavori coatti di utilità sociale. Non appare infatti del tutto prevedibile come il loro fisico e la loro psiche potrebbero reagire di fronte all'esperienza, per molti di loro del tutto nuova, del lavoro.
[1] Il solo uso di una tale terminologia sarebbe senz'altro di pessimo gusto, fosse anche solo a fini ludici, se ad esso non fossero stati attribuiti oggettivi autorevolezza e dignità istituzionale dal Ministro per le Riforme Costituzionali della Repubblica Italiana in recenti dichiarazioni ufficiali.
[2] Prima che divenisse invalso l'uso di eleggere il capo del Sant'Uffizio al soglio papale.
[3] Pare però che ad un certo punto, in età tardo-rinascimentale, gli stessi inquisitori abbiano preso a credere di fatto essi stessi a tali capi d'accusa, e a comportarsi di conseguenza. Fonte: la trasmissione "Una notte con Zeus" (la trasmissione "Una notte con Zeus" (Rai 3) del 23 giugno 2005.