Paolo Monella, Metodi digitali per lo studio dei personaggi del teatro antico
Questo breve contributo offrirà alcuni esempi di applicazione di metodi e strumenti digitali allo studio dei personaggi del teatro antico. Mentre il contributo del digitale all’edizione critica, intesa come mirata alla ricostruzione di un testo il più vicino possibile all’intenzione dell’autore, è ancora oggetto di sperimentazione e dibattito, un altro filone di ricerche informatico-umanistiche è ormai in uno stadio più maturo ed offre numerose realizzazioni: si tratta dell’annotazione digitale di concetti specifici (ad esempio luoghi, persone, ruoli) nei testi. Tale annotazione, detta “semantica”, si distingue da quella delle semplici partizioni strutturali (titoli, paragrafi, capitoli, versi, strofe, sezioni incipitarie) in quanto collega singole parole o espressioni polirematiche a rappresentazioni formali del loro significato, che si trovano in database distribuiti e aperti in rete. Le tecnologie relative a queste annotazioni e a questi collegamenti, che superano la “parola” digitalizzata in vista del “concetto”, prendono il nome di “web semantico” e, più di recente, di “LOD - Linked Open Data”. Ad esempio, è possibile marcare in questo modo, in un’edizione digitale di testi del teatro latino di età repubblicana, le espressioni che indicano personaggi e “maschere” della palliata, come il senex, lo iuvenis, la giovane prostituta, il servo. Lo stesso metodo può essere applicato a qualunque genere teatrale in cui il sistema dei personaggi sia in qualche misura standardizzato – l’esempio che viene subito in mente è quello della commedia dell’arte. Tali annotazioni dovrebbero essere collegate ad un modello digitale del sistema dei personaggi, operazione però non priva di difficoltà. In primo luogo, sono ancora in gran parte da sviluppare gli strumenti informatico-umanistici per gestire entità come i personaggi teatrali – ovvero ontologie, URI LOD e altri aspetti specialistici su cui non mi soffermo in questa sede. In secondo luogo, la costruzione di un modello digitale (ovvero fortemente formalizzato) dei personaggi della palliata non è affatto sempice dal punto di vista concettuale perché in essa, come in qualunque genere teatrale, tale sistema non è interamente sclerotizzato e fisso: di opera in opera cambiano non solo i nomi (aspetto assai facilmente gestibile in un modello digitale), ma anche le caratteristiche dei personaggi e le relazioni tra di essi. Esporrò dunque, a titolo esemplificativo, due strade attraverso le quali un’annotazione semantica digitale dei personaggi teatrali, collegata ad un modello digitale del sistema dei personaggi comune ad un determinato genere, potrebbe dare qualche frutto ermeneutico. La prima strada presuppone un’edizione digitale di testi teatrali rivolta alla lettura distesa. Se le entità relative ai personaggi (nomi con le loro varianti, epiteti etc.) fossero marcate digitalmente e collegate a risorse LOD, l’edizione digitale potrebbe recuperare automaticamente le informazioni presenti su quel personaggio nel web semantico e permettere al lettore di visualizzarle in schede di commento generate automaticamente. Questo si fa ormai abbastanza comunemente, in informatica umanistica, per i luoghi e i personaggi storici: ad esempio, il progetto Hestia (https://hestia.open.ac.uk/) è partito da un’annotazione semantica dei luoghi citati nelle Storie di Erodoto e da un loro collegamento a risorse LOD presenti in rete. Nel sito web del progetto, il lettore può leggere il testo erodoteo, cliccare sul nome di un luogo citato ed aprire così una scheda informativa contenenti dati su tale luogo estratti automaticamente da altre risorse scientifiche digitali. Vedrà così non solo la collocazione del luogo su una mappa, ma anche dati tratti dal “gazetteer” scientifico Pleiades (https://pleiades.stoa.org/), come i diversi nomi del luogo in varie lingue, le date in cui è effettivamente stato abitato, gli altri luoghi connessi ad esso, i testi classici e la bibliografia secondaria in cui esso è citato (con relativi link) e altro. Si realizzerebbe così una forma di ‘edizione scientifica distribuita’, in cui alle note di commento locali si aggiungerebbero informazioni, soprattutto fattuali, estratte automaticamente dall’esterno, ovvero dal web semantico. Una seconda strada, anch’essa percorsa dal progetto Hestia per i nomi di luogo, è quella dei dati statistici. Non si tratterebbe però di far calcolare al computer frequenze e co-occorrenze di parole, ma di concetti. Per chiarire: già oggi posso usare strumenti come Voyant Tools (https://voyant-tools.org/) per calcolare quali altre parole ricorrano più frequentemente in prossimità della parola Ilium (frequenza di co-occorrenze, o “collocations”), e trarre da grandi quantità di dati di questo genere ulteriori piste di ricerca o supporto per la verifica di ipotesti ermeneutiche. Tuttavia si tratterebbe di dati relativi alle parole, non al loro significato: una ricerca del genere, ad esempio, ‘perderebbe’ le co-occorrenze relative allo stesso luogo, citato con una parola diversa (ad esempio Troia). Invece, in un corpus testuale annotato semanticamente, le nostre annotazioni ricollegano sia le occorrenze di Ilium sia quelle di Troia ad un unico concetto, che ha un suo identificativo unico LOD (https://pleiades.stoa.org/places/550595 nel gazetteer Pleiades). A questo punto, ogni ricerca o statistica effettuata su tali annotazioni semantiche prenderebbe in considerazione tutte le effettive occorrenze del luogo Troia nel testo, al di là delle parole o delle espressioni usate per indicarlo. Per tornare all’esempio del progetto Hestia, i suoi algoritmi di analisi producono risultati di vario genere, anche molto diversi dalle tradizionali ricerche testuali: ad esempio, per ogni luogo antico citato da Erodoto Hestia può produrre dinamicamente un grafo avente al centro il luogo selezionato, e disposti intorno tutti gli altri luoghi citati vicino ad esso nel testo: quanto più un altro luogo è citato spesso in co-occorrenza con quello selezionato, tanto più vicino esso sarà collocato nel grafo stesso. Questo dà un’idea immediata delle co-occorrenze di luoghi nel testo erodoteo. Pur senza giungere alle raffinate visualizzazioni dei dati statistici offerte da progetti come Hestia, statistiche testuali – anche di co-occorrenze – basate su una marcatura semantica dei personaggi nel teatro antico potrebbero offrire dati interessanti sulla presenza e sulle interazioni di tali personaggi, dati articolati per autore, per opera, e nelle diverse sezioni strutturali delle singole opere (proemi, monologhi, parti cantate etc.), e dunque confrontabili tra autori, opere e sezioni diverse. Una precisazione, in conclusione: tali dati, di origine formale e quantitativa, non intendono affatto sostituire la lettura e l’analisi ‘umana’. L’auspicio è invece che anche negli studi letterari, come già avviene in ambito scientifico, seppure in modo e misura diversi, tali dati possano costituire un ulteriore supporto al servizio dello studioso: un punto di partenza, una base su cui fondare interpretazioni e ipotesi.
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