Paolo Monella, Istruzione e GAFAM: dalla coscienza alla responsabilità
Durante la pandemia COVID-19, la didattica a distanza d’emergenza in Italia, sia a scuola sia all’università, è stata realizzata quasi esclusivamente tramite infrastrutture e piattaforme proprietarie appartenenti alle grandi multinazionali informatiche, soprattutto Google (G-Suite for Education), Microsoft (Teams), Facebook (Whatsapp) e Zoom. Questo apre problemi di tutela dei dati degli studenti ampiamente sottovalutati nel dibattito pubblico. In altri paesi, tra cui ad esempio la Francia, il Ministero dell’Istruzione ha messo a disposizione infrastrutture pubbliche e fondate su protocolli aperti. La comunità scientifica ha la responsabilità di elaborare e proporre un bilancio ragionato di quanto è avvenuto nel fuoco dell’emergenza per costruire alternative realizzabili nell’immediato del secondo anno di pandemia, e per evitare che pratiche deteriori diventino sistematiche nella formazione scolastica e universitaria del futuro. D’altra parte, è auspicabile che le istituzioni formative (MIUR, USR, Atenei e loro consorzi) si assumano la responsabilità di costruire infrastrutture per la didattica digitale che siano pubbliche, condivise e fondate su tecnologie aperte.
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