12.30. Coordina la tavola rotonda e ne presenta i relatori.
12.40. Presenta innanzitutto il portale Aristarchus e il sito del centro italiano dell'APh. Entrambe le iniziative sono nate e restano esclusivamente in formato digitale (non c'è un precedente o uno sviluppo cartaceo in vista).
Ripercorre la storia dell'APh cartacea. Decentramento da Parigi alle redazioni in altre nazioni (USA, Germania; poi Italia nel 1996 e infine Spagna nel 1999). Problema del monolinguismo e plurilinguismo degli studi. Fino alla fondazione della redazione italiana francese, inglese e tedesco erano le uniche lingue ufficiali dell'APh. 2001: nasce il sito dell'APh online.
Il rendiconto sul 2009, presentato nel 2010, ha mostrato che per la prima volta il numero di abbonamenti al sito APh ha superato gli abbonamenti alla versione cartacea. Al momento però non è previsto un abbandono del cartaceo per APh.
È stato il centro di Genova a iniziare a mettere online le schede man mano che venivano fatte, in una sezione a parte (prima chiamata "schede provvisorie", oggi già messe online come schede definitive). Subito dopo l'hanno fatto gli americani, poi i tedeschi e ora lo fanno tutti.
2800 schede del tomo 81 con la bibliografia 2010 erano già online a giugno 2011.
Da pochi mesi, infatti, una ricerca utente su APh online restituisce insieme le schede definitive e quelle che prima erano "schede provvisorie", ma ora sono validate (e pubblicate) man mano che vengno inserite.
Presenta il portale APh online e le sue funzioni.
Oggi esiste finalmente un repertorio delle abbreviazioni delle rivista sull'APh: è sul sito dell'ufficio italiano dell'APh.
Oggi le schede APh si creano direttamente con un programma dedicato, quindi 'nasce digitale'. Questo aiuta la standardizzazione. Le schede vengono validate in corso d'opera: questo dovrebbe velocizzare anche la successiva stampa della versione cartacea.
13.00. Qual è la prossima tappa: linkare le notize dell'APh online ad altre basi di dati. Ad esempio: un articolo al sito della rivista, un volume al sito dell'editore, un testo al database del Thesaurus ecc.
15.05. Presenta il portale ELR - European Legal Roots.
Caratteri del portale. Interdisciplinarità: oggi un progetto accettato dall'UE non può non essere un progetto inerdisciplinare. Scelta dela lingua inglese. 2449 visite di nuovi visitatori finora. Per l'80% dell'accesso viene da chi cerca online le keywords "legal roots". La geolocation dei visitartori dice che il 60% è di italiani, il 10% di europei e il 10% di extraeuropei. Fatto su una piattaforma gratuita, Weebly.
Al sito è collegata la rivista LR-Legal Roots. Nel titolo della rivista hanno tolto "European" per aprire alla collaborazione degli studiosi extra-europei. La rivista sarà cartacea e accessibile online tramite una password (per le richieste degli editori).
La rivista che dirige, Archeologia & Calcolatori, è Open Access ed è nata nel 1989 per iniziativa del CNR e dell'Unversità di Roma. La ricerca di applicazione dei calcolatori all'archeologia nasce con una borsa del 1983 presso il Centro Beniamino Segre.
Presupposti della rivista: internazionalizzazione, lingua inglese per il sito ma plurilinguismo per i singoli articoli. È l'unica rivista del genere a livello internazionale. Privilegiata l'archeologia classica e post-classica (quella preistorica sembrava infatti più avanzata in questo campo).
Come si è arrivati a renderla pienamente Open Access? Ci si è arrivati al 4° numero: vd. l'editoriale. Gli articoli sono in PDF full text.
Sin dall'inizio gli articoli sono stati marcati come appartenenti ad alcuni campi di ricerca, il che facilita la ricerca.
13.35. Si è sempre tenuto d'occhio, anche con una serie di statistiche, l'impatto delle tecnologie digitali sugli studi archeologici.
Open Archive Initative. Nel 2007 la rivista ha aderito all'OAI-Open Archive Initiative, per 'aprire' l'accesso. Questo anche grazie al supporto finanziario del CNR che ha pagato l'editore. OAI significa che c'è un database basato sugli standard Dublin Core per i metadati che permette all'utente che ricerca online (anche sui motori di ricerca) di 'trovare' gli articoli che compaiono sulla rivista. La rivista è infatti riconosciuta dal mondo Open Archive, ad esempio da DOAJ.
Erano previsti interventi di Francesco Sini (Univ. di Sassari, direttore di "Diritto & Storia") e di Ferdinando Zuccotti (Univ. di Torino, direttore di "Rivista di diritto romano"), ma pare che non avranno luogo.
13.40. Si apre la discussione.
Orazio Licandro. Tra i problemi aperti ci sono l'effettiva digitalizzazione, l'Open Access e la standardizzazione.
Paola Moscati. Anche gli editori devono collaborare. Ad es. loro (Archeologia e Calcolatori) sono stati seguiti dalle Edizioni all'insegna del giglio. Inoltre le istituzioni devono lavorarci: se esse obbligassero i docenti strutturati a pubblicare Open Access, sarebbe un grande passo avanti. La standardizzazione permette l'harvesting dei dati da parte dei motori di ricerca (ad es. anche la stabilità dei link).
Franco Montanari. C'è un forte individualismo che non aiuta nella collaborazione, ma si può tentare. Ci sono tendenze positive: ad es. queste piattaforme che riuniscono più basi dati, o la tendenza a linkare insieme risorse diverse. I tempi comunque possono essere lunghi. La questione dell'atteggiamento degli editori sul'Open Access è più complessa e coinvolge anche la proprietà intellettuale e coinvolge anche la proprietà intellettuale. Ad esempio: sarebbe un guaio se un vocabolario di greco fosse pubblicato in OA (Open Access). Più facile è pubblicare OA singoli articoli di ricerca.
Nicola Palazzolo. C'è il problema della proprietà intellettuale. Ma c'è anche quello della valutazione della ricerca. In Italia c'è stata una forte resistenza a valutare i contributi online quanto quelli cartacei. A livello di governo centrale si è fatto qualche passo avanti, ma le singole università si oppongono: ad esempio nelle valutazioni comparative delle singole università lo stesso articolo pubblicato in cartaceo vale 10 punti, pubblicato online vale 2 punti.
Franco Montanari. Per questo ci vuole una forma di certificazione delle pubblicazioni online. Il documento non ufficiale che ha fatto circolare l'ANVUR sulla valutazione scientifica contiene un paragrafo che accenna a questo problema.
[Persona che non conosco]. Una commissione ministeriale ha avuto un contrasto col Consiglio di Stato sull'idea di inviare in via telematica delle pubblicazioni: in questo la commissione era più conservatrice del Consiglio di Stato.
Salvatore Randazzo. Il problema è il sistema di referaggio delle riviste. Il referaggio in doppio cieco è quello che va imposto, tanto alla rivista cartacea quanto a quella online. Nessuno può pensare oggi di continuare a fare editoria scientifica senza referaggio. Un'altra questione è questa: il legislatore europeo va sempre più verso il superamento del copyright per le opere di ricerca scientifica. Si stanno studiano nuove forme di regolamentazione di questa forma specifica di proprietà intellettuale in ambito EU.
Alessandro Cristofori. Si potrebbe opporre la rivista digitale agli archivi open access. In realtà invece la rivista ha sempre un senso, anche in tempo di archivi OA. Una rivista non è solo un contenitore, ma un progetto culturale. Quanto all'APh online, uno sviluppo interessante è rendere disponibile l'interrogazione attraverso indici (indice degli autori antichi, indice geografico). Oggi questi archivi sono disponibili per i collaboratori dell'APh, ma non ai suoi utenti finali. Questa ricerca serve molto per superare il problema delle diversità delle lingue.
Orazio Licandro. Sul copyright qualcosa si muove in Italia a livello legislativo. C'è anche la possibilità del forum: un testo viene elaborato da una community in una discussione. C'è inoltre il grande problema dell'obsolescenza delle tecnologie. Se è vero che abbiamo perso l'80% dei film muti e il 50% dei film fatti prima della II Guerra Mondiale, allora il problema di quel che sopravviverà di quel che facciamo esiste. Finora la carta è lo strumento che si conserva di più nel tempo.
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